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Deepfake NVIDIA truffa in diretta streaming

Quasi 100.000 persone hanno seguito in diretta, lo scorso 28 ottobre 2025 un falso livestream del CEO di NVIDIA, Jensen Huang, durante la conferenza GTC.

Non si trattava di un errore tecnico o di una trasmissione non autorizzata: era una truffa orchestrata con un sofisticato deepfake, progettata per rubare criptovalute attraverso un codice QR fraudolento.

Il paradosso? La diretta falsa ha superato in visualizzazioni quella ufficiale, grazie agli algoritmi di YouTube che l’hanno promossa tra i primi risultati di ricerca.

Anatomia di una truffa perfetta

La truffa si è svolta durante il keynote ufficiale di NVIDIA GTC, uno degli eventi tecnologici più attesi dell’anno. Un canale YouTube chiamato “NVIDIA Live” è apparso tra i primi risultati di ricerca, con un’interfaccia grafica convincente e un deepfake di Jensen Huang che parlava di criptovalute, GPU e “adozione di massa”.

Il messaggio sembrava coerente con il linguaggio aziendale di NVIDIA, ma conteneva un elemento estraneo: un codice QR da scansionare per accedere a una presunta distribuzione gratuita di token.

Il deepfake era tecnicamente avanzato: movimenti delle mani naturali, sincronizzazione labiale accurata, tono di voce credibile. Nonostante alcune imperfezioni nella pronuncia e affermazioni poco plausibili per chi conosce davvero NVIDIA, ma nonostante tutto migliaia di persone sono state ingannate.

La chiave del successo non era solo la qualità del video, ma il contesto perfetto: timing sincronizzato con l’evento reale, posizionamento strategico nei risultati di ricerca, e la fiducia implicita verso una piattaforma come YouTube.

Le PMI e la vulnerabilità invisibile

Se una multinazionale come NVIDIA può essere vittima di un deepfake, le piccole e medie imprese sono ancora più esposte. Spesso mancano di strumenti di monitoraggio avanzati, di team dedicati alla sicurezza informatica, e di procedure chiare per gestire incidenti digitali.

La protezione non può più essere considerata un costo accessorio, ma un investimento strategico. Le aziende devono formare i dipendenti a riconoscere contenuti manipolati, implementare protocolli di verifica per comunicazioni critiche, e collaborare con fornitori tecnologici che offrono soluzioni di sicurezza integrate.

Conclusione: la sicurezza è una scelta progettuale

Questo caso evidenzia un’evoluzione preoccupante nel panorama delle minacce digitali: l’intelligenza artificiale ha abbassato drasticamente la barriera tecnica per creare contenuti fraudolenti convincenti.

Le truffe non sono più artigianali, ma industrializzate, prodotte in serie e distribuite su scala globale in poche ore. Il vero punto debole non è più la tecnologia, ma il fattore umano: la nostra tendenza naturale a fidarci di ciò che vediamo, soprattutto quando appare su piattaforme consolidate e coinvolge personalità autorevoli

Il caso del deepfake di Jensen Huang non è solo una cronaca di cronaca nera digitale, ma un segnale d’allarme per l’intero ecosistema tecnologico. L’intelligenza artificiale può essere usata per costruire o per distruggere, per semplificare o per ingannare. La differenza non sta nella tecnologia stessa, ma nelle scelte progettuali che facciamo: chi la usa, come la usa, e per quale scopo.

La vera sicurezza digitale non si costruisce con firewall e antivirus, ma con consapevolezza, progettazione intelligente e responsabilità condivisa. Ogni azienda, ogni piattaforma, ogni utente ha un ruolo in questo equilibrio. Perché nel mondo digitale, la fiducia non si guadagna con la velocità, ma con la coerenza.

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